La lingua

La lingua

In Shun Li e il poeta i personaggi parlano due sole lingue: il cinese e il chioggiotto.
Quest’ultimo non è solamente un dialetto, è una vera e propria alternativa alla lingua ufficiale, quella italiana.
Oltre il cinquanta per cento della popolazione oriunda parla esclusivamente l’idioma dialettale, circa il novanta per cento, invece, lo utilizza in un regime di diglossia.
Questa particolare propensione degli abitanti ad utilizzare in via semi esclusiva la forma dialettale ha fatto sì che Chioggia venisse anche definita “la Napoli del nord”, con un chiaro riferimento non solo alla  “chiassosità” e al “sangue caldo” degli abitanti del sud Italia (Napoli, inoltre, è una città portuale proprio come Chioggia), ma soprattutto al loro essere legati alle tradizioni, al  territorio e alle varie “lingue” locali.
Nel film è stato imprescindibile il ricorso a sottotitoli che rendessero comprensibili i dialoghi in quanto il dialetto chioggiotto non solo ha le caratteristiche proprie dei dialetti veneti, ma da questi si discosta per alcune peculiarità fonetiche che lo rendono ancor più incomprensibile del veneziano.
Giovanni Domenico Nardo, naturalista e studioso di dialetto nato a Venezia ma vissuto a Chioggia nella prima metà dell’ottocento, era in grado di riconoscere quattro tipologie differenti di dialetto chioggiotto: una parlata dai pescatori, una propria degli ortolani, uno dei commercianti e uno del resto degli abitanti della città.
Tuttavia non si dilunga nelle sue opere a spiegare le differenze tra questi quattro diversi modi di parlare chioggiotto, essendo probabilmente le varianti di minima entità, derivando tutti da una stessa matrice: il dialetto chioggiotto comune.
Una particolarità del dialetto locale è la resa, nella trascrizione, della sibilante sonora: Goldoni e coloro che si sono cimentati nella trasposizione del dialetto dal parlato allo scritto, hanno ovviato al problema utilizzando la lettera “x”.
La parlata chioggiotta si distingue per il suono cantilenante, per la tendenza ad allungare i suoni, in particolar modo il finale di parola, per un totale scempiamento delle doppie, tipico del dialetto veneto, per una frequentissima apocope.
Grande importanza è data all’apertura-chiusura delle vocali: vi sono infatti numerosi vocaboli omografi ma non omofoni il cui significato è espresso proprio attraverso il grado di apertura (ad esempio péso “il peso” e pèso “peggio”).
Per quanto riguarda la morfologia il dialetto chioggiotto sembra essere soggetto ad un fenomeno di semplificazione che interessa in particolar modo le declinazioni: si predilige  l’uso di “a” (femminile) e “o” (maschile) come finali di nome (es: grande diventa “granda” al femminile e “grando” al maschile).
La semplificazione interessa anche il sistema verbale: scomparsa la terza coniugazione, i verbi che ne fanno parte sono stati omologati a quelli della prima (uscente in -are) e della terza (uscenti -ire). Esemplificativo risulta essere il verbo “essere” che diventa “essare”. 
In linea con i dialetti nordici il passato remoto è inesistente, cancellato in favore del passato prossimo e dell’imperfetto che risulta essere il tempo verbale più frequentemente usato.
Alcuni termini dialettali legati all'ambientazione del film (la pesca e l'osteria):
Barchin: la piccola barca che si utilizza prevalentemente per la pesca di frodo
Batelo: barca di medie dimensioni
Bibarasse: vongole veraci
Bricola: (briccola) ormeggi per imbarcazioni in legno situati nella laguna veneta
Buora: vento di bora
Fio/a: ragazzo/a
I re: le reti da pesca
Marìo e mugere: marito e moglie
Ombra: bicchiere di vino
Ostaria: osteria
Pesse: pesce
Veccio: vecchio